Non propone un modello di comportamento, ogni persona che entra in contatto con se stessa in un processo di integrazione, offre il proprio modello di risposte vitali. L’insegnante contestualizza il movimento proposto e lo dimostra evitando una dimostrazione tecnica o coreografica, concentrandosi sulla consapevolezza integrata tra movimento e il sentire “vivenciale” (termine utilizzato in Biodanza a significare il potenziale “qui, ora e come”) una funzione inter-soggettiva che attraverso i neuroni specchio crea la possibilità di esplorazione della propria ricchezza interiore.

Biodanza crea quello spazio necessario per sperimentare un’alternativa di comunicazione con l’altro fuori dall’identificazione culturale che ci separa dal mondo e crea isolamento.

Biodanza® è praticata in tutto il mondo, nelle aziende ospedaliere, nelle carceri, nelle scuole, in ambito clinico. In Lombardia fa parte delle Discipline BioNaturali riconosciute dalla Regione Lombardia.

“Imparare che vivere è un’arte,
riscoprire il corpo, incontrare il cuore,
sviluppare il meglio dei propri talenti e delle proprie qualità umane
per donarle e condividerle”.

Le Origini

La Biodanza è nata a partire dalla ricerca e dall’esperienza personale di Rolando Toro Araneda, nato in Cile nel 1924, psicologo, antropologo e poeta. E’ stato docente del Centro di Antropologia medica della Scuola di Medicina dell’Università del Cile.

Ha occupato la cattedra di Psicologia dell’Arte e dell’Espressione nell’Istituto di Estetica della Pontificia Università Cattolica del Cile.  Professore Emerito dell’Università Aperta Interamericana di Buenos Ayres in Argentina, è rientrato in Cile nel 1998, da dove continuava la coordinazione di  tutte le attivita’ internazionali di Biodanza. È recentemente scomparso.

Dalle sue parole:

“La base concettuale della Biodanza nasce da una profonda riflessione sulla vita. 
Come mai il progresso degli esseri viventi non era direttamente proporzionale al benessere dell’umanita?  Come mai l’uomo che aveva accumulato così tanto sapere nel corso della sua storia era lo stesso uomo capace di operare nella distruzione della bomba atomica, delle guerre, delle respressioni, della disumanizzazione stessa dell’essenza della vita?
La crisi della cultura occidentale era palese… 
Cercai allora un’orientamento a una rieducazione e alla speranza di fronte all’abisso creato dalle contraddizioni umane, non potevo concepire un’evoluzione solitaria…
Siamo troppo soli in mezzo a un caos collettivista.
C’e’ un modo di essere assenti, pur con tutta la nostra presenza.
Nell’atto di non guardare, di non ascoltare, di non toccare l’altro, lo spogliamo sottilmente della sua identità, siamo con l’altro però lo ignoriamo.
Questa squalifica, cosciente o inconscia, racchiude la patologia dell’io che genera morte.”

Approfondimenti

Chi e Dove